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Marketing e comunicazione: come stanno cambiando nell’era dell’AI

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La comunicazione e il marketing sono cambiati radicalmente nel giro di pochi anni. Dallo tsunami che è stato l’avvento del digitale e dei social, nell’ultimo biennio siamo entrati in un’altra rivoluzione epocale: quella dell’intelligenza artificiale.

In che modo sta cambiando il settore? Vediamolo assieme nelle prossime righe!

I numeri dell’intelligenza artificiale tra i professionisti

Partiamo, come è in generale utile fare quando si analizza un fenomeno pressoché nuovo, mettendo in primo piano qualche numero.

Autorevoli e recenti ricerche, in particolare una curata dal colosso Deloitte, dimostrano che circa il 92% dei professionisti utilizza nella propria quotidianità l’intelligenza artificiale, soprattutto come supporto ad attività ripetitive.

Lato aziende, si parla di un’alleata preziosa per colmare carenze di competenze che rischiano di rallentare i processi.

Il rapporto con la creatività

Uno degli aspetti più discussi quando si parla di intelligenza artificiale oggi riguarda il suo rapporto con la creatività umana. Come in molte situazioni, anche in questa la verità sta nel mezzo, in quella scala di grigi che dovrebbe essere faro guida quando ci si approccia a un’innovazione.

Come sa bene chi lavora in un’agenzia creativa e, ogni giorno, si trova, molto più di altre persone, ad avere a che fare con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in diversi ambiti, dalla creazione di testi a quella di immagini, l’AI può essere vista come un potenziatore dell’inventiva umana.

Per rendersene conto basta citare la creazione di prompt per immagini e video, che implica, di fatto, la capacità di saper “disegnare con le parole”.

Sempre in ottica di creazione di prompt, non si può non menzionare l’importanza di andare in profondità, altro compito che richiede di mettere in campo la propria creatività.

Accanto a tutto ciò, non si possono non menzionare delle oggettive criticità.

Come evidenziato da uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Science e con un titolo che parla da solo, ossia Generative artificial intelligence enhances creativity but reduces the diversity of novel content, da un lato, nel caso delle storie, si può apprezzare un aumento della creatività, con narrazioni scritte meglio, dall’altro, invece, una generale similitudine tra le stesse.

Questa conclusione ci ricorda che l’intelligenza artificiale è sì utile, ma che il rischio di un eccessivo affidamento è quello di livellare il contributo creativo e originale di chi, sia lavorando da solo, sia operando in team, si distingue per le sue capacità uniche e la sua fantasia.

Il ruolo del professionista della comunicazione e del marketing

Come dovrebbe quindi agire il professionista che, nel 2025, si occupa di comunicazione e marketing? La conoscenza dello strumento è ormai data per scontata.

Essenziale è fare un passo oltre e considerare, per esempio, la problematica, dibattuta come non mai in questo periodo, dei bias.

Uno dei principali aspetti sui quali soffermarsi riguarda la discriminazione verso specifici gruppi di persone.

Per approcciarsi nel modo giusto allo strumento è opportuno considerarlo una mappa e mettersi nell’ottica del fatto che le informazioni che mette a disposizione possono anche essere inesatte.

Entra in questo caso in gioco la creatività del singolo che, attraverso il lavoro sull’output e sull’affinamento del prompt, si distingue ed evita sia il sopra menzionato appiattimento, sia di pubblicare contenuti che possono alimentare discriminazioni e pregiudizi già radicati nella società.

Le competenze tecniche, in seno alle agenzie e nella quotidianità del professionista che gestisce in maniera autonoma la sua comunicazione, vengono quindi esaltate dalla creatività, dalla capacità di critica e dalla padronanza della semeiotica.

Un altro motivo per cui non aver paura dell’AI riguarda il fatto che, in campi come la comunicazione, le relazioni sono linfa vitale – basti pensare al lavoro di chi si occupa di PR – e richiedono il contributo delle soft skill umane.

Più di un’app: l’esperienza digitale di Fineco

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Negli ultimi anni, il concetto di banca si è trasformato profondamente. Le app bancarie non sono più solo strumenti per controllare il saldo o fare bonifici: sono diventate veri e propri ecosistemi digitali in grado di coprire tutte le esigenze finanziarie degli utenti. Tra le soluzioni più complete nel panorama italiano, quella proposta da un noto istituto si distingue per la sua ampiezza di servizi e la qualità dell’esperienza utente.

Un’interfaccia pensata per l’utente

Uno degli elementi distintivi delle migliori app bancarie è l’usabilità. L’esperienza digitale non si limita all’offerta dei servizi, ma si misura anche nella facilità con cui l’utente riesce ad accedervi.

L’app in questione presenta:

  • Navigazione intuitiva e struttura a sezioni ben organizzate
  • Accesso rapido tramite riconoscimento biometrico
  • Design moderno e dark mode per un utilizzo confortevole anche di sera

Questo approccio migliora notevolmente la fruibilità, rendendo la gestione finanziaria un’operazione fluida e accessibile.

Servizi completi, non solo bancari

Quello che rende l’esperienza mobile davvero unica è l’integrazione di servizi normalmente riservati a piattaforme professionali. L’app include:

  • Controllo completo del conto corrente (saldo, movimenti, bonifici)
  • Trading integrato su mercati nazionali e internazionali
  • Gestione di investimenti e strumenti di consulenza
  • Attivazione di carte virtuali, gestione di carte fisiche e personalizzazione dei limiti

Questa centralizzazione consente agli utenti di avere una visione a 360° delle proprie finanze, senza dover ricorrere a strumenti esterni.

Una visione multibanca e flessibile

La possibilità di collegare conti di altri istituti è un’altra funzionalità apprezzata dagli utenti più evoluti. Questo approccio “open banking” permette di:

  • Visualizzare i saldi e i movimenti di più banche in un’unica schermata
  • Categorizzare le spese in modo aggregato
  • Pianificare il budget mensile tenendo conto di tutte le entrate e uscite

Anche app come quelle di Intesa Sanpaolo, UniCredit e Banco BPM stanno adottando funzionalità simili, ampliando le capacità gestionali degli utenti più digitalizzati.

Sicurezza al centro dell’esperienza

Ogni operazione bancaria da smartphone pone inevitabilmente una questione di fiducia. Le app più moderne adottano protocolli di sicurezza tra i più avanzati:

  • Autenticazione a due fattori (2FA)
  • Crittografia dei dati end-to-end
  • Notifiche istantanee per ogni operazione sospetta
  • Possibilità di bloccare carte e modificare PIN direttamente dall’app

Questi elementi riducono i rischi associati all’utilizzo dei canali digitali e contribuiscono a costruire un rapporto solido tra l’utente e il proprio istituto finanziario.

Personalizzazione e automazione

Un altro punto di forza dell’esperienza digitale è la possibilità di personalizzare l’interfaccia e automatizzare processi ricorrenti. Tra le funzionalità più interessanti:

  • Alert personalizzati per spese sopra una certa soglia
  • Pianificazione automatica di bonifici ricorrenti o ricariche
  • Suggerimenti su base comportamentale per ottimizzare le spese

Queste caratteristiche rendono l’esperienza non solo funzionale, ma anche proattiva, aiutando gli utenti a gestire meglio il proprio denaro.

Confronto con altre realtà italiane

Nel panorama nazionale, diverse banche stanno investendo per colmare il gap digitale. Oltre ai nomi già citati, anche istituti come BPER Banca e Credito Emiliano stanno rilasciando aggiornamenti significativi alle loro piattaforme mobile. Tuttavia, solo alcune app riescono a coniugare efficacemente ampiezza di servizi, affidabilità tecnologica e cura per il design.

L’esperienza mobile offerta da alcuni istituti bancari italiani sta andando oltre le aspettative tradizionali. Più che un semplice strumento operativo, l’app bancaria diventa un centro di controllo personale, in grado di unire efficienza, sicurezza e pianificazione strategica.

Per chi cerca una soluzione all-in-one che coniughi banking quotidiano, investimenti, trading e controllo finanziario, vale la pena esplorare e scaricare l’app Fineco per dispositivi iOS a questo link.

Customer Journey: come accompagnare il cliente dal primo click alla fedeltà

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Esistono tanti fattori importanti nel marketing e nel processo di acquisizione e fidelizzazione del cliente, tra questi uno di quelli che sta diventando sempre più rilevanti è sicuramente la Customer Journey.

La Customer Journey rappresenta il percorso e l’esperienza che il cliente fa dal momento in cui viene a conoscenza di un brand, prodotto, servizio, alla sua interazione con esso, fino al momento in cui lo sceglie e poi diventa un fedele acquirente del marchio.

Il processo del “viaggio del cliente” dalla conoscenza all’affezione nei confronti del brand è molto più complesso, naturalmente, rispetto alle fasi descritte. Inoltre, non si tratta quasi mai di un processo lineare, ma quasi sempre di fasi alterne che si susseguono e che si frammentano attraverso diversi touchpoint che diventano sempre più multicanale.

Accompagnare il cliente lungo ogni fase del suo percorso può sembrare difficoltoso, ma attraverso un lavoro preciso, che unisce empatia, analisi dei dati e strumenti digitali capaci di personalizzare l’esperienza è possibile costruire la giusta customer journey.

Le fasi del Customer Journey: personalizzarle per ottenere risultati migliori

Ci sono diverse teorie e anche molte rappresentazioni del “viaggio del cliente”, non sono tutte univoche e molte differiscono su uno o più punti. Teoricamente la soluzione migliore per riuscire a ottenere dei risultati ottimali è personalizzare il percorso che il cliente svolge, dalla scoperta del brand alla fase post acquisto, in modo tale da raggiungere più facilmente gli obiettivi affini alla propria strategia di marketing.

In ogni caso, le fasi principali da considerare per comprendere come agire nelle varie interazioni tra brand e cliente sono:

  • Primo contatto con il cliente: ossia la fase di scoperta che porta l’utente a conoscere il brand. Una fase che si concretizza ad esempio con attività come: pubblicità sui media tradizionali, pubblicità online, ma anche con attività come il passaparola.
  • Valutazione: l’utente in genere confronta le diverse soluzioni, cerca informazioni, legge le recensioni. Avere un sito web attivo e descrittivo delle proprie attività, avere delle buone recensioni, monitorare il sentiment online verso il proprio brand, sono tutte attività ottimali per influenzare il momento della valutazione da parte dell’utente.
  • Conversione: se l’utente è interessato, vuole un determinato prodotto o servizio allora l’ho acquista, oppure compila un form di contatti, firma un contratto. La conversione può avvenire in negozio, tramite una landing page, sul proprio e-commerce. E avviene solo se la propria proposta di valore è migliore e meglio espressa rispetto a quella della concorrenza.
  • Il post-vendita: la retention del cliente avviene nel post-vendita, quando il cliente richiede assistenza, quando torna sul sito per leggere nuovi contenuti, quando interagisce con il brand sui social media.
  • Fidelizzazione: infine, c’è la fidelizzazione che porta il cliente dall’essere un semplice acquirente ad essere un ambasciatore del brand. Questa fedeltà si conquista con azioni costanti che vanno dalla comunicazione diretta, ad esempio via e-mail, alla comunicazione indiretta sui diversi canali di informazione.

Attenzione: questi stadi non sono rigidamente sequenziali. Possono sovrapporsi, ripetersi, interrompersi. E ogni settore, ogni brand, ogni buyer persona ha le sue varianti. L’obiettivo non è ingabbiare i clienti in un funnel, ma capire come si muovono e farsi trovare al momento giusto con il messaggio più adatto.

L’importanza dell’analisi dati per la Customer Journey

L’analisi dei dati sta diventando sempre più rilevante nel campo del marketing. I dati sono una delle risorse più preziose per: individuare il target, capire in che modo direzionare la propria comunicazione, quali strumenti usare per pubblicizzare la propria attività. Ma non solo.

Oggi il mondo online offre un’ampia varietà di dati che però vanno raccolti, inseriti, analizzati, compresi. Un lavoro spesso lungo e faticoso, soprattutto se si devono andare a raccogliere, pulire e immagazzinare dati come: quanti utenti abbandonano il carrello? Dove cliccano di più nelle newsletter? Quale landing ha i tassi di conversione più bassi?

Con i dati è possibile andare a comprendere appieno l’esperienza utente e instaurare una strategia efficace.

Mappare l’esperienza utente è fondamentale, ma diventa davvero efficace solo se supportata da strumenti di marketing automation che permettono di intercettare bisogni e interessi nel momento giusto. Non basta sapere che cosa fa un utente. Serve capire quando lo fa, perché e come possiamo intervenire in modo rilevante.

Marketing automation: il supporto invisibile che fa la differenza

Accompagnare manualmente ogni utente lungo questo percorso è impossibile. È qui che entra in gioco la marketing automation. Non si tratta solo di inviare e-mail automatiche. Significa costruire una rete di comunicazione intelligente, capace di attivarsi in base ai comportamenti reali dell’utente.

Qualche esempio:

  • Un utente visita più volte una pagina prodotto? Parte un’e-mail con recensioni specifiche.
  • Scarica una guida ma non apre la successiva newsletter? Cambia il tono del messaggio.
  • Dopo l’acquisto, riceve contenuti di supporto legati al prodotto scelto.

Questo tipo di comunicazione è personalizzata, scalabile, misurabile, che non solo migliora i risultati di vendita: migliora l’esperienza complessiva. Perché un brand che sa cosa dire e quando dirlo trasmette attenzione, e questa oggi, vale più del prezzo.

Oltre le conversioni: l’importanza del viaggio dopo l’acquisto

Fino a qualche anno fa, molti reparti marketing si concentravano su un unico obiettivo: la conversione. Portare l’utente a cliccare, chiamare, acquistare, questo era un approccio funzionale, ma miope. Oggi, infatti, sappiamo che l’acquisto è solo una tappa, e che se gestito male, può anche essere l’ultima.

Un cliente che acquista una volta e poi scompare non ha valore nel lungo periodo. Un cliente che si sente seguito, riconosciuto, accompagnato anche dopo l’acquisto, invece, diventa sempre più fedele e in alcuni casi potrebbe ergersi a vero e proprio ambasciatore del brand.

Ed è qui che entra in gioco il concetto di Customer Journey: un percorso che inizia ben prima del primo click e continua ben oltre la consegna del prodotto o servizio.

L’obiettivo finale: la fidelizzazione dell’utente

Il punto d’arrivo della customer journey non è la vendita, ma la fedeltà. Oggi ogni mercato sembra essere saturo, c’è sempre una forte concorrenza qualunque sia il canale di comunicazione e vendita utilizzato.

In un momento storico così affollato a fare la differenza e a generare valore ci sono tutte quelle azioni che permettono di instaurare una relazione con il cliente, con continuità e con la capacità di far sentire il cliente parte di qualcosa.

Le aziende che riescono in questo sono quelle che, oltre a vendere, sanno creare valore nel tempo. Che ascoltano i clienti dopo l’acquisto, che anticipano bisogni futuri, che offrono esperienze coerenti su tutti i canali. Non si tratta di “fidelizzare” nel senso classico, ma si deve lavorare alla costruzione di una relazione duratura basata su fiducia, qualità e comunicazione costante.

La spesa ai tempi di TikTok: come un algoritmo sta riscrivendo le abitudini d’acquisto degli italiani

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E’ davvero curioso pensare che oggi la lista della spesa, una volta scritta su un foglietto a quadretti con la grafia minuta della nonna, possa essere compilata sulla base di video girati in verticale, spesso montati su una base di musica elettronica accelerata. Eppure è esattamente ciò che sta accadendo: TikTok, il social network nato per condividere brevi performance musicali, è ora protagonista anche in una sfera molto più concreta e quotidiana dell’immaginario collettivo — il carrello del supermercato.

Secondo un’indagine promossa da Bennet, riassunta nell’infograficaLa spesa ai tempi di TikTok: come influisce sulle scelte degli italiani”, tra i principali nomi della grande distribuzione organizzata italiana, il 49% degli utenti attivi su TikTok ha provato una ricetta o visitato un supermercato dopo aver visto un contenuto sulla piattaforma. Non è tanto il dato numerico a colpire, quanto la sua implicazione antropologica: l’influenza del digitale non si limita più all’intrattenimento o alla comunicazione, ma si insinua nelle scelte materiali, nelle abitudini alimentari, nei gesti minimi del quotidiano.

In questa mutazione silenziosa, TikTok ha assunto la funzione che un tempo spettava ai cartelloni pubblicitari o alle voci dei commessi: orientare, suggerire, modellare il desiderio. Il fenomeno non è del tutto nuovo, ma la rapidità con cui si è imposto è inedita. Due italiani su tre ammettono di aver acquistato un prodotto scoperto sui social. Un numero che, più che fotografare una tendenza, disegna un cambio di prospettiva radicale nel rapporto tra consumatore e punto vendita.

La forza del social sta nella sua capacità di generare senso d’urgenza e appartenenza. L’hashtag #TikTokMadeMeBuyIt, sotto cui si raccolgono oltre dieci milioni di video, è una dichiarazione programmatica: l’atto d’acquisto non è più guidato da una necessità autonoma, ma dalla partecipazione a un movimento collettivo, caotico, irresistibile. Lo “Svuota la spesa”, declinazione italiana del trend, mostra utenti di ogni età che svuotano le buste della spesa davanti alla fotocamera, elencano i prezzi, recensiscono i prodotti, suggeriscono alternative. Non c’è ironia né posa, ma una sorta di verità grezza che funziona più di qualsiasi campagna pubblicitaria patinata.

In Italia, TikTok si piazza al quarto posto tra i social più usati. Il 41% della popolazione è iscritta e ogni utente vi trascorre in media oltre 32 ore al mese. Una cifra che restituisce l’idea di quanto profondo sia il legame instaurato con la piattaforma. Per la GDO — acronimo che sa di anni Novanta ma che oggi si sta riconfigurando con sorprendente agilità — questa è un’opportunità da non mancare. La scommessa è intercettare le nuove generazioni parlando il loro linguaggio, non per imitarle, ma per renderle interlocutori attivi.

Alcuni operatori, come la stessa Bennet, hanno cominciato a modificare la disposizione dei prodotti sugli scaffali in base ai contenuti che diventano virali, ad esempio creando aree tematiche ispirate ai trend del momento. Non solo: si sperimenta con contenuti brevi, ironici, immediati, in cui il supermercato diventa quasi un set cinematografico — o una piccola sitcom quotidiana.

A prima vista può sembrare una strategia leggera, frivola. Ma dietro questa estetica effimera si cela una comprensione profonda del comportamento d’acquisto contemporaneo. La Gen Z non vuole essere convinta: vuole riconoscersi. I contenuti che funzionano sono quelli che non cercano di vendere, ma di raccontare. Che non impongono, ma propongono. Il supermercato, in questa narrazione, diventa il luogo dove accadono le cose, dove si costruisce una microdrammaturgia della vita ordinaria.

Eppure non è tutto. Dietro l’ascesa di TikTok come nuovo consulente d’acquisti c’è un’altra domanda, meno ovvia, che resta ancora in sospeso. Riuscirà il social network ad equilibrare il giudizio e la curiosità individuale ad un criterio di scelta oggi legato anche ad una sorta di approvazione sociale?

Freelance del digitale: 7 strumenti che non possono mancare

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Nel mondo del lavoro freelance, specialmente per chi lavora nel digitale, avere gli strumenti giusti è fondamentale. In un ambiente altamente competitivo e in continua evoluzione, l’utilizzo di strumenti adeguati può fare la differenza tra il successo e l’insuccesso. In questo articolo vedremo sette strumenti indispensabili per i freelance del digitale, che consentono di gestire al meglio il proprio lavoro, aumentare la produttività e semplificare la gestione delle proprie attività.

1. Trello: l’alleato della gestione dei progetti

Per chi lavora in modo autonomo, la gestione dei progetti è una delle sfide principali. Trello è uno degli strumenti più apprezzati per organizzare il flusso di lavoro. Si tratta di una piattaforma che permette di creare bacheche, liste e schede per tenere traccia di attività, scadenze e collaborazioni. Ogni progetto può essere suddiviso in singole attività, con la possibilità di aggiungere scadenze, note e allegati.

La semplicità e l’intuitività di Trello lo rendono particolarmente utile per i freelance che devono gestire più attività contemporaneamente e mantenere un controllo costante sul progresso dei propri progetti.

2. Google Drive: per la gestione dei documenti

La gestione dei documenti è un altro aspetto cruciale per i freelance del digitale. Google Drive è uno strumento indispensabile per archiviare, condividere e collaborare su documenti online. Con una capacità di archiviazione gratuita che permette di salvare file di testo, fogli di calcolo, presentazioni e altro, Google Drive offre anche la possibilità di modificare i documenti in tempo reale, facilitando la collaborazione con clienti e colleghi.

Inoltre, grazie alla sincronizzazione automatica, i documenti sono accessibili da qualsiasi dispositivo, garantendo una gestione efficace del materiale di lavoro.

3. Slack: per una comunicazione fluida

La comunicazione è essenziale per i freelance, che spesso collaborano con più clienti e team. Slack è uno strumento che semplifica la comunicazione tra team, clienti e collaboratori. Grazie alla possibilità di creare canali tematici, messaggi diretti e integrazioni con altre applicazioni, Slack consente di mantenere tutto sotto controllo, evitando la confusione delle email.

Con Slack, è possibile creare spazi dedicati per ogni progetto, dove è possibile condividere aggiornamenti, file e risolvere dubbi in tempo reale.

4. Canva: per la creazione di contenuti visivi

La creazione di contenuti visivi è un aspetto fondamentale nel lavoro freelance, soprattutto per chi opera nel marketing digitale, nei social media o nel design. Canva è uno degli strumenti più utilizzati per creare grafiche, presentazioni, infografiche e contenuti visivi in generale. Con un’interfaccia semplice e intuitiva, Canva permette di realizzare progetti di alta qualità anche senza avere competenze avanzate nel design grafico.

Con centinaia di modelli personalizzabili, Canva rende accessibile a tutti la creazione di contenuti visivi professionali per i propri progetti.

5. Hootsuite: per la gestione dei social media

Gestire i social media è una delle attività quotidiane più importanti per i freelance, soprattutto per chi lavora nel marketing digitale o nella gestione di brand online. Hootsuite è una piattaforma che permette di programmare e monitorare i post su più social network da un’unica dashboard. Con Hootsuite, è possibile pianificare in anticipo la pubblicazione dei contenuti, risparmiare tempo e garantire una presenza costante sui social media.

L’integrazione con diverse piattaforme e la possibilità di analizzare le performance dei post rende Hootsuite uno strumento fondamentale per ogni freelance che si occupa di gestione social.

6. PayPal: per ricevere pagamenti velocemente

Ricevere pagamenti in modo sicuro e rapido è una delle necessità fondamentali per ogni freelance. PayPal è una delle piattaforme di pagamento più utilizzate e offre una soluzione semplice per ricevere denaro da clienti in tutto il mondo. Oltre alla possibilità di inviare e ricevere pagamenti, PayPal offre anche strumenti per la gestione delle fatture, permettendo di creare e inviare documenti professionali direttamente dalla piattaforma.

La possibilità di utilizzare PayPal anche per transazioni internazionali rende questo strumento particolarmente vantaggioso per i freelance che lavorano con clienti internazionali.

7. Fiscozen: per la gestione della Partita IVA

Un aspetto fondamentale per ogni freelance che intraprende una carriera nel digitale è la gestione della Partita IVA. Avere una Partita IVA consente di operare in modo legale, di emettere fatture e di gestire correttamente i propri adempimenti fiscali. Tuttavia, la gestione della Partita IVA può risultare complessa, soprattutto per chi non ha esperienza nel settore fiscale.

Fiscozen è un servizio che facilita la gestione della Partita IVA, offrendo consulenza fiscale, strumenti per l’emissione delle fatture e il calcolo delle imposte. Con Fiscozen, ogni freelance può concentrarsi sul proprio lavoro, senza doversi preoccupare della parte burocratica. Il servizio offre anche un supporto completo in caso di dubbi o problematiche legate alla fiscalità, semplificando notevolmente la gestione della propria attività.

Essere un freelance del digitale implica la necessità di utilizzare strumenti adatti per lavorare in modo efficiente e organizzato. Gli strumenti presentati in questo articolo rappresentano solo una parte delle soluzioni che ogni freelance dovrebbe considerare per ottimizzare il proprio lavoro. Dalla gestione dei progetti alla creazione di contenuti visivi, passando per la gestione delle comunicazioni e dei pagamenti, questi strumenti possono fare la differenza nella vita di un professionista digitale.

Inoltre, per garantire una corretta gestione fiscale, è essenziale utilizzare servizi come Fiscozen, che semplificano la gestione della Partita IVA e permettono di concentrarsi sull’attività lavorativa senza preoccuparsi della parte burocratica.

Guida all’integrazione di Zimbra con altre piattaforme aziendali

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Zimbra è una delle soluzioni di email aziendale professionale più utilizzate dalle imprese che necessitano di una piattaforma flessibile, scalabile e altamente personalizzabile. Grazie alla sua architettura open-source e alla compatibilità con numerose tecnologie, Zimbra può essere facilmente integrato con altre piattaforme aziendali per ottimizzare la gestione della posta elettronica, del calendario, della collaborazione e della produttività.

In questa guida, esploreremo le principali modalità di integrazione di Zimbra con altre piattaforme aziendali, offrendo consigli pratici e suggerimenti utili.

Perché integrare Zimbra con altre piattaforme?

L’integrazione di Zimbra con altre applicazioni aziendali offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Maggiore produttività: la sincronizzazione di email, calendari e contatti consente di lavorare in modo più efficiente.
  • Migliore collaborazione: l’accesso condiviso a documenti e strumenti di comunicazione facilita il lavoro di squadra.
  • Automazione dei processi: l’integrazione con software CRM, ERP e strumenti di gestione documentale riduce il lavoro manuale.
  • Sicurezza potenziata: il collegamento con soluzioni di autenticazione e backup garantisce una protezione avanzata dei dati.

Come integrare Zimbra con altre piattaforme aziendali

L’integrazione di Zimbra con altri strumenti aziendali può avvenire attraverso diverse tecniche, a seconda della piattaforma di destinazione e delle esigenze specifiche dell’azienda.

1. Integrazione con Microsoft Outlook

Per molte aziende, Microsoft Outlook rappresenta lo standard per la gestione della posta elettronica. Zimbra offre un connettore specifico, lo Zimbra Connector for Outlook (ZCO), che permette una sincronizzazione bidirezionale con Outlook, consentendo agli utenti di accedere a email, contatti, attività e calendari direttamente dal client Microsoft.

Passaggi per l’integrazione:

  1. Installare Zimbra Connector for Outlook.
  2. Configurare l’account Zimbra su Outlook utilizzando il connettore.
  3. Sincronizzare email, calendari e contatti per un’integrazione completa.

2. Integrazione con Google Workspace

Se l’azienda utilizza Google Workspace per la produttività, è possibile sincronizzare Zimbra con Gmail, Google Calendar e Google Contacts.

Metodi di integrazione:

  • IMAP e SMTP: per sincronizzare le email tra Zimbra e Gmail.
  • CalDAV e CardDAV: per sincronizzare contatti e calendari con Google.
  • Strumenti di terze parti: come Zimbra Sync per una gestione centralizzata delle informazioni.

3. Integrazione con Microsoft 365

Molte aziende adottano Microsoft 365 per la gestione del lavoro in cloud. L’integrazione di Zimbra con Microsoft 365 è possibile tramite protocolli standard e API.

Opzioni di integrazione:

  • Sincronizzazione tramite Exchange Web Services (EWS) per connettere Zimbra con i servizi Microsoft.
  • Integrazione con Microsoft Teams per migliorare la collaborazione.
  • Collegamento con SharePoint per la gestione documentale condivisa.

4. Integrazione con CRM aziendali (Salesforce, HubSpot, Zoho CRM)

L’integrazione di Zimbra con un CRM permette di tenere traccia delle comunicazioni con i clienti e automatizzare le operazioni di marketing e vendita.

Metodi di integrazione:

  • API di Zimbra per la sincronizzazione diretta con i CRM.
  • Zapier per creare flussi di lavoro automatizzati tra Zimbra e i principali CRM.
  • Plug-in dedicati forniti dai CRM per una connessione immediata.

5. Integrazione con sistemi ERP

I sistemi ERP come SAP, Oracle e Odoo possono essere collegati a Zimbra per un flusso di lavoro ottimizzato.

Esempi di integrazione:

  • Notifiche email automatiche per aggiornamenti su ordini e gestione della supply chain.
  • Accesso centralizzato ai dati aziendali per migliorare la comunicazione interna.
  • Sincronizzazione dei calendari per la pianificazione operativa.

6. Integrazione con sistemi di autenticazione e sicurezza

La sicurezza è un aspetto fondamentale nella gestione della posta elettronica aziendale professionale. Zimbra può essere integrato con diverse soluzioni di autenticazione e protezione dei dati.

Possibili integrazioni:

  • Single Sign-On (SSO) con Active Directory o LDAP.
  • Autenticazione a due fattori (2FA) per una protezione avanzata.
  • Soluzioni di backup e disaster recovery per garantire la continuità operativa.

7. Integrazione con strumenti di collaborazione (Slack, Trello, Asana)

L’uso di strumenti di collaborazione aiuta i team a lavorare in modo più efficiente. Zimbra può essere collegato con queste piattaforme per migliorare la gestione delle comunicazioni e dei progetti.

Metodi di integrazione:

  • Zapier per connettere Zimbra a Slack, Trello o Asana.
  • Webhooks personalizzati per l’invio di notifiche email verso i tool di project management.
  • API di Zimbra per la sincronizzazione diretta dei dati.

L’integrazione di Zimbra con altre piattaforme aziendali rappresenta un valore aggiunto per qualsiasi impresa che desideri ottimizzare la gestione della propria email aziendale professionale. Grazie alle numerose opzioni di sincronizzazione, API avanzate e strumenti di terze parti, è possibile creare un ecosistema di lavoro efficiente e sicuro.

Se la tua azienda utilizza Zimbra e vuoi massimizzarne il potenziale, valuta l’integrazione con le piattaforme più utilizzate nel tuo workflow quotidiano. L’investimento in una strategia di integrazione ben studiata porterà a un aumento della produttività, una maggiore sicurezza e una gestione ottimale delle comunicazioni aziendali.

Server aziendali: sicurezza e recupero dei dati

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I server aziendali rappresentano il cuore informatico delle imprese moderne, conservando dati critici e gestendo operazioni fondamentali.

La loro sicurezza è essenziale per proteggere informazioni sensibili e garantire la continuità operativa. Tuttavia, le minacce informatiche e i guasti possono compromettere l’integrità dei dati, rendendo necessario un solido piano di sicurezza e recupero.

Sicurezza dei server aziendali: le minacce di oggi

Le aziende affrontano numerose minacce che possono mettere a rischio i server e i dati in essi contenuti. Tra le più comuni troviamo:

  • Attacchi informatici: malware, ransomware e attacchi DDoS possono compromettere la disponibilità e l’integrità dei dati.
  • Accessi non autorizzati: la mancanza di adeguati controlli di autenticazione e autorizzazione può facilitare intrusioni da parte di malintenzionati.
  • Guasti hardware: problemi ai dischi rigidi, alimentatori o altri componenti fisici possono causare la perdita di dati.
  • Errori umani: cancellazioni accidentali o configurazioni errate possono compromettere il funzionamento del server.

Come prevenire problematiche ai dati aziendali

Per garantire la sicurezza dei dati aziendali, è fondamentale adottare strategie proattive. Uno degli aspetti più importanti è l’implementazione di backup regolari, che devono essere pianificati con attenzione per assicurare la disponibilità delle informazioni in caso di emergenza.

I backup possono essere effettuati su server remoti, dispositivi fisici dedicati o soluzioni cloud, garantendo una ridondanza efficace.

Inoltre, la protezione attraverso software antivirus e firewall aggiornati è indispensabile per prevenire attacchi informatici. Le aziende devono investire in soluzioni di sicurezza informatica avanzate e monitorare costantemente le minacce per poter intervenire tempestivamente.

Il controllo degli accessi ai server è un altro fattore cruciale. Limitare le autorizzazioni agli utenti in base alle loro reali necessità riduce il rischio di violazioni. Implementare sistemi di autenticazione a più fattori migliora ulteriormente la protezione, rendendo più difficile per utenti non autorizzati accedere ai dati aziendali.

È altrettanto importante mantenere aggiornati i sistemi operativi e i software utilizzati sui server. Le vulnerabilità possono essere sfruttate da malintenzionati se non vengono applicate tempestivamente le patch di sicurezza rilasciate dai fornitori. Per questo motivo, un piano di aggiornamento regolare deve essere parte integrante della strategia di protezione.

Infine, il monitoraggio costante delle attività di rete e del funzionamento del server consente di individuare anomalie o tentativi di attacco in tempo reale. L’uso di strumenti di analisi avanzati aiuta a prevenire incidenti e a ridurre i tempi di risposta in caso di problemi.

Formare adeguatamente il personale sulle migliori pratiche di sicurezza informatica rappresenta un ulteriore livello di difesa, in quanto molti attacchi sfruttano l’errore umano come punto di ingresso.

Recupero dei dati nei server aziendali: quando e come è possibile

Nonostante le misure di prevenzione, può essere necessario recuperare i dati aziendali in seguito a un incidente. Il successo del recupero dipende dalla preparazione e dagli strumenti a disposizione:

  • Backup recenti: se disponibili, consentono un ripristino rapido delle informazioni perse.
  • Software di recupero dati: strumenti specializzati possono tentare il recupero da dischi danneggiati o formattati.
  • Intervento di specialisti: in caso di danni gravi, è possibile rivolgersi a esperti di data recovery.
  • Piani di disaster recovery: procedure predefinite aiutano le aziende a ripristinare le operazioni nel minor tempo possibile.

Implementare una strategia di sicurezza e backup efficace è fondamentale per proteggere i dati aziendali e garantire la continuità operativa. Investire in tecnologie avanzate e formazione del personale può fare la differenza tra una semplice interruzione e una perdita irreversibile di dati.

Samsung Galaxy S25 Ultra: Primi Test Fotografici e Confronto con iPhone 16 Pro Max e S24 Ultra

Il Nuovo Top di Gamma Samsung Debutta con Miglioramenti Hardware Minimi e Spinta Software, i Risultati Iniziali Dividono i Recensori

Il Samsung Galaxy S25 Ultra fa il suo ingresso sul mercato con un comparto fotografico che, almeno sulla carta, non presenta grandi stravolgimenti. Le prime comparazioni con l’iPhone 16 Pro Max e il suo predecessore, il Galaxy S24 Ultra, evidenziano miglioramenti software e un uso più spinto dell’intelligenza artificiale, ma con differenze spesso marginali. I recensori, che hanno avuto modo di testare le nuove fotocamere, si dividono sulle prestazioni effettive, sottolineando come la battaglia tra i due colossi della telefonia si giochi più sui dettagli e le preferenze personali che su vere e proprie rivoluzioni tecnologiche.

L’unica modifica hardware degna di nota rispetto al Galaxy S24 Ultra è la fotocamera ultra-grandangolare. Il sensore da 12 megapixel (f/2.2) è stato sostituito da un sensore da 50 megapixel (f/1.9), probabilmente un ISOCELL JN3. Samsung promette una qualità d’immagine complessivamente superiore grazie al “ProVisual Engine”, all’ISP ottimizzato dello Snapdragon 8 Elite, alla riduzione del rumore, alla modalità Night Video e all’HDR a 10 bit abilitato di default. L’app ExpertRaw introduce inoltre funzionalità come Virtual Aperture e LOG video, pensate per i fotografi e i videomaker più esperti. I primi test, tuttavia, non sempre confermano le promesse di Samsung, mostrando miglioramenti spesso sottili.

Le prime immagini comparative realizzate da GSMArena mostrano differenze minime tra il Galaxy S25 Ultra e il suo predecessore, soprattutto in ambienti interni. Durante il giorno, il Galaxy S24 Ultra produce in alcuni casi foto più nitide, nonostante l’eccessiva nitidezza sia stata in passato un difetto dei telefoni Samsung. Gli scatti notturni del nuovo modello tendono a presentare colori più caldi, e le immagini risultano leggermente migliori con tutti i sensori, compreso il teleobiettivo 3x da 10 megapixel. Differenze più marcate si notano allo zoom 10x, segno che Samsung ha lavorato sull’algoritmo di zoom. Anche la nuova fotocamera ultra-grandangolare, pur migliorata, presenta solo vantaggi marginali. Similmente, i primi test video notturni, pur mostrando una leggera riduzione del rumore, non evidenziano miglioramenti significativi rispetto al Galaxy S24 Ultra.

Il confronto con l’iPhone 16 Pro Max, effettuato da YouTuber come SuperSaf e MrWhosetheBoss, evidenzia come la scelta tra i due top di gamma dipenda da preferenze personali. Il nuovo Galaxy S25 Ultra si avvantaggia grazie al doppio teleobiettivo negli scatti con zoom 3x-5x. Tuttavia, l’iPhone 16 Pro Max sembra ottenere risultati più nitidi negli scatti notturni. Apple mantiene una leggera superiorità nei video ritratto (Cinematic Video), ma Samsung offre strumenti di editing basati sull’intelligenza artificiale, come il nuovo Audio Eraser, che molti recensori preferiscono.

In generale, il nuovo Galaxy S25 Ultra sembra aver fatto piccoli progressi rispetto al modello precedente, con miglioramenti visibili nella resa dei toni della pelle, negli autoscatti, nei ritratti e nella qualità delle foto e video pubblicati direttamente su Instagram. Nonostante ciò, l’iPhone 16 Pro Max resta il punto di riferimento nel campo della fotografia mobile, seppur con un margine di vittoria inferiore rispetto agli anni passati. La sfida si fa sempre più serrata, e i risultati dimostrano come le differenze tra i due giganti della telefonia siano sottili e spesso soggette alle preferenze personali.

Perché scegliere di imparare l’inglese online

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Imparare l’inglese è ormai una necessità imprescindibile nel mondo di oggi. Che si tratti di avanzare nella carriera, affrontare studi internazionali o viaggiare senza barriere linguistiche, la padronanza di questa lingua apre opportunità globali. Tuttavia, la vera sfida non è tanto decidere se imparare l’inglese, ma come farlo nel modo più efficace e pratico.

In questo contesto, l’apprendimento online si presenta come una soluzione moderna e versatile. Vediamo perché sempre più persone scelgono di imparare l’inglese attraverso piattaforme digitali e come questa modalità possa adattarsi a diverse esigenze personali.

Flessibilità: la parola chiave dell’apprendimento online

Uno dei principali vantaggi delle lezioni di inglese online è senza dubbio la flessibilità. Con i ritmi di vita frenetici, avere la possibilità di pianificare le lezioni in base ai propri impegni lavorativi o personali rappresenta un valore aggiunto. Le piattaforme digitali consentono di frequentare corsi ovunque ci si trovi, eliminando la necessità di spostamenti e rendendo l’apprendimento più accessibile, soprattutto per chi vive in aree lontane dai centri urbani.

Un ulteriore vantaggio è la possibilità di registrare le lezioni per rivederle in qualsiasi momento. Questo approccio è particolarmente utile per consolidare concetti complessi o ripassare argomenti su cui si ha bisogno di maggiore pratica.

Un metodo personalizzato per risultati migliori

Le lezioni individuali online offrono un livello di personalizzazione difficilmente replicabile nei corsi tradizionali. Ogni studente può beneficiare di un programma costruito sulle proprie esigenze, che tenga conto del livello di partenza e degli obiettivi specifici, come il superamento di un esame o il miglioramento della conversazione.

Questa personalizzazione permette di concentrarsi su aree specifiche della lingua, come grammatica, pronuncia o arricchimento del vocabolario. Inoltre, lavorare con un insegnante dedicato garantisce un feedback costante e mirato, fondamentale per correggere eventuali errori e progredire in modo rapido ed efficace.

Accesso a insegnanti qualificati e madrelingua

La possibilità di scegliere tra una vasta gamma di insegnanti madrelingua è un altro punto di forza delle lezioni di inglese online. Questo consente non solo di apprendere la lingua da chi la parla in modo naturale, ma anche di immergersi in aspetti culturali e idiomatici che arricchiscono l’esperienza formativa.

Inoltre, avere accesso a insegnanti provenienti da diverse parti del mondo permette di familiarizzare con differenti accenti e sfumature linguistiche, migliorando la capacità di comprensione in una varietà di contesti internazionali.

Risparmio economico e di tempo

Rispetto alle tradizionali lezioni in presenza, le lezioni di inglese online sono spesso più convenienti. Questo non solo perché si eliminano i costi di trasporto, ma anche perché le piattaforme digitali hanno costi operativi ridotti. Inoltre, il tempo risparmiato negli spostamenti può essere dedicato ad altre attività, rendendo l’intero processo di apprendimento più efficiente.

Una risorsa affidabile per imparare online

Se desideri iniziare il tuo percorso nell’apprendimento dell’inglese, il web offre numerose opzioni. Una di queste è rappresentata da risorse come www.wallstreet.it, che mette a disposizione corsi d’inglese online adatti a tutte le esigenze. Grazie a un approccio personalizzato e alla qualità dei suoi insegnanti, questa piattaforma è un’opzione interessante per chi cerca un metodo efficace e flessibile.

Tecnologie innovative al servizio dello studio

Infine, l’apprendimento online consente di sfruttare tecnologie all’avanguardia, come piattaforme interattive, esercizi multimediali e strumenti di intelligenza artificiale per monitorare i progressi. Questi strumenti non solo rendono lo studio più dinamico e coinvolgente, ma aiutano anche a mantenere alta la motivazione nel tempo.

Imparare l’inglese online non è solo una tendenza, ma una scelta strategica per chi vuole ottimizzare tempi, costi e risultati. La combinazione di flessibilità, personalizzazione e accesso a insegnanti qualificati rende questa modalità una delle più efficaci per padroneggiare la lingua inglese.

Con strumenti sempre più avanzati, il mondo digitale si conferma un alleato prezioso per chiunque desideri abbattere le barriere linguistiche e ampliare i propri orizzonti personali e professionali.

PlayStation 5 Pro: tutto ciò che c’è da sapere sulla prossima edizione della console Sony

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Quello del gaming rappresenta un mondo interessato da una pletora di utenti sempre più ampia. Nell’ultimo trentennio i videogiochi hanno avuto modo di affermarsi in maniera preponderante nell’immaginario collettivo, trattandosi di un prodotto culturale di altissimo livello e con un potenziale di engagement molto coinvolgente. Dagli anni dei cabinati e delle sale giochi alle console da utilizzare in casa, fino ad arrivare ai pc da gaming e alla connessione online per il multigiocatore. Insomma, oggi le possibilità per gli appassionati sono infinite, con le community di riferimento – sempre ricolme di utenti – in fermento ad ogni nuova release da parte dei principali produttori come Sony. È proprio al brand nipponico che, in questo periodo, si sta rivolgendo principalmente il focus dei fan e non solo, vista la release imminente di una nuova, aggiornata, versione della PlayStation 5, console particolarmente performante ed estremamente apprezzata dal pubblico sin dalla sua uscita iniziale. Oggi, il marchio si prepara a lanciare una versione Pro della sua PS5, prevista per il 7 novembre prossimo ad un prezzo lancio di 800 euro. Scopriamo, nelle prossime righe, tutto ciò che c’è da sapere al riguardo.

PS5 Pro: ecco cosa serve sapere sulla nuova release di Sony

Si tratterebbe di qualcosa in più rispetto ad un semplice aggiornamento mid gen, visto che la nuova console presentata da Sony dovrebbe rappresentare un’evoluzione significativa in vista della release della nuova generazione di console a marchio PlayStation. Già a partire dalla PS5 Pro, comunque, Sony ha intenzione di introdurre un sistema di upscaling basato su intelligenza artificiale, oltre ad un’architettura di memoria dedicata. Attualmente, l’attenzione del pubblico è quasi esclusivamente rivolta verso i reami di Sony e di PlayStation, visto anche il silenzio in termini di nuove release da parte di Microsoft per la sua Xbox Series X. Una console premium estremamente efficace, è così che PS5 Pro appare, almeno per adesso, agli occhi del pubblico, soprattutto grazie ai leak e alle voci di corridoio – più di recente confermate da alcuni materiali pubblicati in maniera non autorizzata sul web – che anticiperebbero le specifiche del tanto atteso prodotto videoludico.

Ad aver immediatamente destato l’attenzione del pubblico, infatti, sarebbe stato un video pubblicato in rete da un centro di riparazioni in Portogallo. Nei frame del filmato verrebbero rivelate, anche con un certo anticipo, le caratteristiche e la struttura interna della nuova PlayStation. Sembrerebbe che i componenti siano stati disposti dal punto di vista hardware come si è già visto nella PS5 Slim, nonostante siano presenti delle modifiche abbastanza importanti per quanto concerne il sistema di aggancio dei pannelli esterni, probabilmente, in modo da poter distinguere meglio i due modelli una volta introdotta anche la Pro sul mercato.

Sembrerebbe, comunque, che non siano presenti dei cambiamenti particolarmente radicali nella struttura della console, con un’architettura Zen 2, già consolidata nei modelli precedenti. Sembrerebbe che la scelta sia stata ulteriormente avvalorata dall’obiettivo perseguito da Sony nel garantire una totale compatibilità con la libreria di titoli della console attuale, nonostante le frequenze operative possano avere dei margini di ottimizzazione grazie a dei futuri aggiornamenti.

Sono presenti già dai leak delle innovazioni significative, soprattutto per quanto riguarda l’introduzione di una memoria segmentata, una GPU da 16.7 teraflop di potenza computazionale con 16 GB di memoria GDDR6 dedicata. Non solo, la nuova PS5 Pro presenterà 2 GB di RAM DDR5 per le operazioni di sistema, distinguendosi dall’architettura unificata che caratterizza il modello di base e garantendo ai giocatori delle performance migliorate in termini di elaborazione grafica. Un focus sull’immagine sarà offerto anche dal nuovo sistema AI.

Fonte: https://www.techdot.it/

Hackathon: cos’è e cosa offre a chi partecipa

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Ogni giorno nuove parole fanno il loro ingresso nel parlato comune, ma spesso vengono utilizzate in maniera scorretta oppure non se ne comprendono del tutto le potenzialità: è questo il caso dell’hackathon.

Certamente alcuni studenti di materie informatiche o professionisti del settore sanno perfettamente di cosa si tratta, ma per chi ancora non ha compreso cosa sia, questo articolo può aiutare ad approfondire il concetto di hackathon e tutti i vantaggi che può offrire a studenti e lavoratori.

Conoscere questa nuova opportunità, infatti, può aiutare a comprendere come partecipare al meglio a tutta una serie di eventi pensati su misura su determinate skills; un esempio è Smart&Hack Veneto 2024, un evento imperdibile giunto alla sua settima edizione: un hackathon digitale per innovatori e giovani talenti, disposti a mettersi alla prova per dimostrare le proprie capacità a professionisti di importanti realtà. Ma vediamo insieme a cosa si va incontro quando si decide di partecipare a questo genere di iniziativa.

Cos’è un hackathon

Un hackathon altro non è che un evento dalla natura straordinaria. Infatti, basa il suo concept sulla collaborazione tra studenti universitari e aziende.

Per fare un esempio pratico: uno studente di Design che partecipa a quest’occasione si troverà nella situazione di interfacciassi con uno sviluppatore o con un esperto di business. La durata di questi eventi è ridotta, massimo due o tre giorni.

L’obiettivo è riunire più menti con lo scopo di risolvere un problema specifico o creare un prototipo o generare nuove idee.

Non ci sono regole da rispettare se non una: pensare liberamente e uscire fuori dagli schemi. L’evento riguarda spesso il settore tecnologico ed informativo, ma può anche estendersi ad altri rami come: salute, ambiente, formazione, ecc.

Perché partecipare a un hackathon

Questa tipologia di evento, dall’alto valore innovativo, offre moltissimi benefici che non riguardano solo i partecipanti ma anche tutte le aziende coinvolte.

Per il singolo partecipante (spesso molto giovane) si tratta di un modo smart e divertente di apprendere nuovi concetti e stringere relazioni utili alla sua crescita, tanto personale quanto professionale. In questi luoghi è possibile dare sfogo alla creatività e mettere in pratica tutte le nozioni teoriche che si hanno.

Le aziende, dall’altro lato, hanno la possibilità di reclutare talenti e, allo stesso, tempo promuovere il proprio brand e mettere in luce le proprie attività. In un mondo lavorativo sempre più dinamico è difficile per i giovani interfacciarsi con aziende affermate sul territorio e dalla lunga storia, così come per le aziende è impegnativo fare colloqui e selezionare la persona giusta. Quindi, anche se questo non è il principale scopo dell’evento, si potrebbe pensare a un hackathon come ad un luogo di incontro della domanda e dell’offerta, in cui è altamente possibile trovare e dare lavoro.

Intercettazioni: quanto costano ogni anno allo Stato italiano

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Ogni nazione presenta delle spese annuali ritenute indispensabili per ragioni legate alla salute e alla sicurezza di tutti i cittadini. Lo Stato italiano è molto concentrato quando si tratta di questioni giudiziarie e di criminalità, perché l’obiettivo è quello di ridurre il più possibile le cattive azioni realizzate fin troppo spesso dai malintenzionati. Per cercare di facilitare la vita alle forze dell’ordine, lo Stato italiano investe ogni anno cifre elevate sulle intercettazioni, anche perché queste ultime sembrano funzionare alquanto bene.

Nel contesto delle intercettazioni telefoniche, è fondamentale notare che gli strumenti impiegati per il controllo delle comunicazioni non si limitano più solo alle chiamate vocali, ma si estendono anche ad altre attività svolte attraverso i dispositivi. Questa evoluzione è dovuta alla crescente complessità delle tecnologie e delle comunicazioni digitali, e non a caso gli strumenti di sorveglianza – che includono anche le app spia per il telefono, di cui Endoacustica Europe, azienda tra le più note nel settore, svela diverse particolarità nel suo sito ufficiale – vengono costantemente aggiornati e adattati per garantire la capacità di monitorare una vasta gamma di attività online, come messaggi di testo, e-mail, navigazione web e utilizzo di applicazioni. Ma tornando ai costi a cui lo Stato italiano deve pensare ogni anno per le intercettazioni, è opportuno offrire ai lettori un approfondimento sulla situazione.

Ecco quanto sborsa ogni anno lo Stato italiano per le intercettazioni

Grazie all’analisi sui dati presentati ufficialmente dal Ministero della Giustizia, è possibile osservare quanto sborsa ogni anno lo Stato italiano per le intercettazioni. Si parla di un calo piuttosto netto rispetto agli anni passati, specie quando nel 2009 venivano spesi all’incirca 255 milioni di euro contro i 213 milioni finanziati dal 2018 al 2022; passando al 2023, invece, la cifra complessiva è ancora in discesa essendo pari a 200 milioni di euro per le intercettazioni. Certamente, uniformare i prezzi di queste ultime potrebbe senz’altro consentire allo Stato italiano di risparmiare senza rinunciare alla qualità dei servizi dedicati all’autorità giudiziaria e alle forze dell’ordine. Ciò significa che sia i fornitori che le procure dovranno sottostare ai costi presenti all’interno del prezzario nazionale.

La questione della privacy

Siccome in Italia vengono intercettati all’incirca 130mila bersagli annualmente, si tratta di un tema alquanto delicato per lo Stato e i cittadini. Le intercettazioni rappresentano un concreto aiuto per l’autorità giudiziaria, e non è una spesa alla quale ci si può rinunciare. Ciononostante, la polemica è scaturita per l’eventuale e ipotetica violazione della privacy del libero cittadino, ragion per cui il ministero ha fissato – tramite decreto – degli specifici paletti per conservare i dati raccolti.

Non tutti sanno che molte registrazioni confidenziali sono in realtà archiviate in chiaro, senza alcuna precauzione; dunque, si è dovuti intervenire a riguardo. Infatti, tutto ciò che viene intercettato deve essere ora inviato ai server delle Procure per archiviare tali dati all’interno delle sale intercettazioni, realizzando diversi backup per evitare che se ne perda il contenuto. Il ministero può effettuare verifiche e controlli come meglio crede, mentre i fornitori devono assicurare una tecnologia all’altezza che preservi la privacy degli individui.

Quanto costano le intercettazioni

Curioso notare quanto costano le intercettazioni, caso per caso. Ad esempio, quelle telefoniche di utenze fisse e mobili presentano un costo giornaliero di 3 euro, mentre per le intercettazioni con il voice over ip bisogna spendere 6 euro al giorno; si arriva persino a spendere 8 euro al giorno per le intercettazioni effettuate attraverso chiamate su rete lte 4G. Si ritorna alla cifra di 3 euro quando ad essere intercettate sono le email.

Dando uno sguardo alle intercettazioni telematiche, con le quali ci si introduce passivamente nei dispositivi elettronici delle persone, il costo giornaliero è pari a 10 euro. I costi si alzano per operazioni di intercettazioni più complesse e profonde: per raccogliere informazioni di qualunque tipologia si arriva anche a 150 euro al giorno. La tecnologia offre diverse soluzioni a tal proposito, per cui ci si può avvalere anche di una microspia da piazzare su una persona al prezzo di 120 euro al giorno.