Le linee guida di Facebook, come funziona la censura nel social

Facebook è una realtà quotidiana di milioni di persone: tante anime a volte perse in “realta” sconosciute e apparentemente felici, si posta, si condivide, ma perlopiù sconosciute anche a se stesse. Un social network che può vantare al suo attivo quasi 2 miliardi di utenti, come si fa a controllare tutto quello che viene pubblicato online? Chi può decidere cosa censurare e cosa no? Come funziona la censura nel social? Sembra quanto mai imperativo visto i sempre crescenti fatti di cronaca, che Facebbok non sia in grado di gestire al meglio la mole di utenti tenendo sotto “controllo” le loro azioni sul social network, il  problema è ormai divenuto reale e urgente.

Anche il Guardian, dopo un’approfondita inchiesta che l’ha vista impegnata nella visione di un centinaio di manuali per moderatori, ha dovuto ammettere: “Facebook è cresciuta troppo e troppo in fretta, e ora non è in grado di controllare i contenuti dei propri utenti”.

Gli stessi addetti alla visione nel seguire le linee guida dettate da Facebook circa i contenuti da postare spesso non hanno che decine di secondi per decidere cosa censurare e cosa no.  Viene anche da chiedersi, che tipo di preparazione psicologica e etica abbiano, se decidono di postare il video di un padre che uccide un figlio in Thailandia e censurare un bimba che fugge nuda dai soldati in Vietnam. Quale messaggio hanno inviato al modo di Facebook in quel momento?

Le critiche rivolte al più famoso social network ormai vanno avanti da diversi anni, si chiede di impedire la diffusione di contenuti che urtano la sensibiltà degli utenti, che in Facebook avevano in principio visto un sorta di salotto di conversazione, una bacheca di condivisione in fondo al riparo da certe brutture della vita, che già inondano quotidianamente i nostri mezzi “d’informazione”, trasformati spesso in bollettini di guerra o gossip.

Censura una parola magica che evoca non molto lontane epoche buie, censurare ciò che spesso non si desidera vedere, comunque non vuol dire essere al riparo, censurare una società che sta diventando man mano sempre più povera di contenuti saldi, e sempre più “ricca” di apparenze di immagini. Per Mark Zuckerberg, ideatore di questo palcoscenico gratuito offerto alle masse, è una bella gatta da pelare.

Cercando di arginare il possibile Facebook ha dato recentemente regole a cui attenersi nella diffusione di contenuti per moderarne i contenuti violenti, sessualmente offensivi o razzisti, un po’ di incertezza sorge quando occorre capire rapidamente quando si parla di persone di rilievo come personaggi pubblici o persone normali, ma con una propria vita e dignità da difendere.

Monica Bickert, laureata ad Harvard approdata a Facebook come head of global policy management di Facebook, ammette che all’inteno dello Staff di Facebook la comunità sia vastissima, diverse le idee per ognuno di loro, come capire la personalita di ognuno dei visionatori. Viene da chiedersi se non occorre un controllore che controlla i controllori, se si permette che circolino video che mostrano maltrattamenti a bambini o ad animali escludendo abusi sessuali o sadismo con la motivazione addotta che condividere certi argomenti induca a condannare gli atti mostrati.

Ma quanti invece ne emulano poi il comportamento, come putroppo abbiamo potuto vedere recentemente, un piccolo show di chi vuole essere visto, anche se si  sta compiendo un gesto estremo.

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