Whatsapp a pagamento, un po’ di chiarezza

Panico tra gli utenti che, navigando in queste ore su internet, hanno appreso la notizia che Whatsapp sta per diventare a pagamento.

Ieri sono state pubblicate varie notizie riguardo le voci che  negli ultimi giorni dilagano sulla rete, a proposito del servizio di messaggistica istantanea che a breve sarà a pagamento. Sono stati numerosi anche i messaggi scambiati tra i vari utenti del programma che esortavano l’inoltro  della “catena” che avrebbe, a loro detta, reso gratuito il servizio.
Per dovere di cronaca occorre fare un po’ di chiarezza su quest’argomento.

È vero, Whatsapp è un servizio a pagamento.

Ma lo è sempre stato.

Gli utenti iOS possono avere l’applicazione pagandola anticipatamente su iTunes per la modica cifra di 0.89 euro, mentre gli utenti Android hanno l’opportunità di provare per un anno la versione gratuita e, successivamente, acquistare l’applicazione a 0.76 euro all’anno, pena la disattivazione della stessa.

Ma questo discorso è sempre stato valido per Whatsapp.

Non è affatto una novità dunque né un cambio di rotta da parte degli sviluppatori; si tratta semplicemente di una mossa destinata a ricordare agli utenti le  condizioni d’uso di Whatsapp, di seguito riportate, probabilmente non adeguatamente esaminate all’atto dell’installazione.

Per fortuna esiste anche un discreto numero di utenti perfettamente a conoscenza della durata provvisoria dell’applicazione gratuita, che non hanno esitato a prolungare il servizio tramite il piccolo pagamento supplementare, ma il problema è che in molti hanno dato credibilità alle voci che ipotizzavano il pagamento di un centesimo a messaggio di Whatsapp. Le catene attualmente in circolazione diffondono la convinzione che tale “tassa” può essere aggirata inviando un certo numero di messaggi ad almeno 10 contatti della propria lista. Cosa ovviamente falsa.

Insomma, una bufala di proporzioni galattiche.

E c’è anche chi, verosimilmente, potrà trarre qualche vantaggio da tutta questa confusione sulla questione, ad esempio l’azienda coreana Samsung, che ha approfittato delle perplessità degli utenti nei confronti di queste ipotetiche modifiche all’utilizzo di Whatsapp per riproporre “ChatON“, un servizio di messaggistica già esistente, di propria creazione, fino a oggi quasi del tutto ignorato.
ChatON è un servizio tipo Whatsapp ,disponibile per diverse piattaforme quali Android, iOS, Blackberry, Bada (SO proprietario di Samsung), e un client per pc, che permette l’invio di messaggi di testo, animati, faccine, foto, file, scritture a mano e tanto altro.

Ovviamente le alternative a Whatsapp non mancano (Tango, Ebuddy Xms, Viber, solo per fare alcuni esempi), ma il servizio è valido e credo che meriti quei pochi centesimi all’anno richiesti per il regolare rinnovo. Voi no?

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