Facebook shock, la Cassazione autorizza le aziende a spiare i dipendenti

Un sentenza della Cassazione autorizza le aziende a spiare i dipendenti attraverso l’utilizzo di falsi profili Facebook.

Sentenza shock della Cassazione che in merito ad una causa iniziata nel 2012, ha decretato che le aziende possono creare appositi profili falsi per spiare e controllare i propri dipendenti su Facebook. Nel dettaglio la Cassazione ha deciso che le aziende possono controllare i propri dipendenti per “riscontrare e sanzionare un comportamento idoneo a ledere il patrimonio aziendale” e non per controllare “l’attività lavorativa più propriamente detta”.

La vicenda analizzata e per cui si è espressa la Suprema Corte, risale al Settembre 2012 e vedeva protagonista un operaio abruzzese, licenziato per “giusta causa”, dopo che l’azienda, attraverso la creazione di un falso profilo di donna, aveva constatato come il dipendente si fosse intrattenuto varie volte con il suo cellulare a conversare su Facebook durante il normale orario di lavoro. La Corte di Appello dell’Aquila si era già espressa a dicembre 2013, ritenendo legittimo il controllo effettuato sul dipendente, considerando l’azione della società, privo di “invasività” e ieri la Cassazione ha confermato tale giudizio, bocciando il ricorso dei legali del dipendente e convalidando quindi la legittimità del licenziamento per “giusta causa”.

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Proprio le modalità poco “invasive”, con il quale l’azienda ha effettuato i controlli, sono stati giudicati quindi idonei dalla Cassazione, che nel dettaglio della sentenza, ha parlato di “tendenziale ammissibilità dei controlli difensivi ‘occulti’, anche ad opera di personale estraneo all’organizzazione aziendale, in quanto diretti all’accertamento di comportamenti illeciti diversi dal mero inadempimento della prestazione lavorativa, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, ferma comunque restando la necessaria esplicazione delle attività di accertamento mediante modalità non eccessivamente invasive e rispettose delle garanzie di libertà e dignità dei dipendenti, con le quali l’interesse del datore di lavoro al controllo e alla difesa dell’organizzazione produttiva aziendale deve contemperarsi e, in ogni caso, sempre secondo i canoni generali della correttezza e buona fede contrattuale”.

In termini pratici quindi la Cassazione conferma che nonostante lo Statuto dei lavoratori vieti i controlli a distanza sulle attività del personale, le aziende potranno verificare ciò che l’utente fa su Facebook e gli altri social network presenti in rete, per tutelare i beni del patrimonio aziendale o per impedire la commissione di comportamenti illeciti da parte dei propri dipendenti.

D’ora in poi quindi, prestate molta attenzione ad utilizzare Facebook durante l’orario di lavoro, sia dal PC di ufficio che dallo smartphone personale e sopratutto, come ricordavano le mamme in tempi passati, pensateci bene due volte prima di accettare amicizie dagli sconosciuti, sopratutto su Facebook.

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