Apple non cede all’FBI e passa al contrattacco pensando a blindare maggiormente iPhone ed iPad

Apple non cede all’FBI che da settimane ormai è in battaglia con il colosso di Cupertino per l’accesso ai dati riservati salvati su un iPhone posseduto ad uno degli autori di San Bernardino ed anzi, passa al contrattacco, con il possibile arrivo di nuove misure di sicurezza per bloccare accessi non autorizzati su iPhone ed iPad.

In un intervista rilasciata al network Abc, l’attuale amministratore delegato di Apple. Tim Cook, si è detto molto preoccupato dalle pressanti richieste ricevute dal Federal Bureau of Investigation, meglio noto con la sigla FBI, ente investigativo di polizia federale del governo americano, di introdurre una back door, una porta di accesso nascosta, nei propri dispositivi iPhone ed iPad, che consentirebbe al governo americano di accedere ai dati riservati degli utenti Apple per fini investigativi, definendo la richiesta di sblocco “l’equivalente software del cancro. Ci stanno chiedendo di scrivere un programma che potrebbe esporre le persone a pesanti vulnerabilità. Una cosa che sarebbe negativa per l’America, e che potrebbe definire un precedente che ritengo metterebbe molte persone in pericolo“.

Secondo quanto riportato dal New York Times, una fonte interna ad Apple avrebbe dichiarato che l’azienda, invece di cedere alle pressioni dell’FBI, starebbe preparando una contromossa, iniziando a richiedere ai propri ingegneri di sviluppare muove misure di sicurezza che dovranno rendere del tutto inaccessibili i dati salvati su iPhone ed iPad anche ai potenti software di cui dispongono gli enti investigativi governativi quali FBI e CIA.

Se tali indiscrezioni troveranno conferma, l’unica possibilità per FBI ed altri enti investigativi governativi di accedere ai dati salvati su iPhone ed iPad, sarà attraverso nuove battaglie legali contro Apple oppure, ammettendo quindi di voler accedere a più dati riservati e non solo per un singolo caso come dichiarato fino ad oggi, ricorrere all’amministrazione Obama ed al Congresso degli Stati Uniti per chiedere nuove leggi e regole che obblighino le società informatiche e di telecomunicazione a fornire un sistema di accesso autorizzato ai dati degli utenti, che negli USA già da giorni hanno iniziato però a manifestare dissenso e preoccupazione per la propria privacy nei confronti del governo, con diversi sit-in di protesta davanti alla sede di New York dell’FBI.

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