TrueDepth di Apple iPhone X invierà informazioni a terzi

Secondo un report di Reuters, il colosso Apple ha intenzione di condividere i dati di rilevamento facciale acquisiti dalla serie di fotocamere e sensori frontali dell’iPhone X.

La rivelazione, contenuta in un accordo con gli sviluppatori che descrive nel dettaglio l’uso del nuovo software di riconoscimento facciale di Apple, sembrerebbe indebolire le dichiarazioni fatte dalla società durante la presentazione dell’iPhone X a settembre. I dirigenti dell’azienda in quel momento si sforzarono di placare le preoccupazioni sulla privacy parlando di una rigorosa archiviazione sul dispositivo e crittografia end-to-end.

Tuttavia, ci sono un bel po’ di chiarimenti da segnalare riguardo a ciò che gli sviluppatori hanno effettivamente accesso e sotto quali termini. Secondo l’ accordo con lo sviluppatore, i produttori di app di terze parti hanno accesso ai soli dati visivi di rilevamento facciale, e non la stessa riproduzione matematica che viene utilizzata per sbloccare l’iPhone X usando Face ID.

Il colosso di Cupertino afferma che il Face ID è criptato sul dispositivo stesso, quindi nemmeno i propri dipendenti ne hanno accesso. Eppure gli sviluppatori hanno ancora accesso ad una mappatura del volto di un utente come parte della fotocamera True Depth, insieme ai dati su ben 50 espressioni facciali che potrebbero indicare a uno sviluppatore come sollevare esattamente le sopracciglia o muovere la bocca, per citarne solo alcune. In questo modo i filtri specifici per iPhone X di Snapchat, mostrati sul palco durante la rivelazione del telefono, appaiono più sofisticati di quelli standard.

Vi sono ovviamente delle restrizioni. Apple afferma che i dati non possono mai essere utilizzati per scopi pubblicitari o di marketing e non possono essere forniti in bundle e venduti alle società di analisi o ai broker di dati. L’azienda vieta inoltre agli sviluppatori di creare profili di utenti anonimi utilizzando l’identificazione delle informazioni di rilevamento facciale, citando il suo rigoroso processo di revisione delle app e la sua severa posizione sui problemi di privacy che, in caso di violazione, potrebbero comportare il ban dall’App Store, come garanzia contro l’uso improprio dei dati di Face ID.

Nonostante le protezioni apparenti, organizzazioni come l’American Civil Liberties Union sono preoccupate che la diffusione della tecnologia del riconoscimento facciale – non importa le intenzioni o le salvaguardie del suo creatore – possa produrre risultati inaspettati. “Apple ha dei buoni riscontri sul tenere a bada gli sviluppatori responsabili che violano i loro accordi, ma devono prenderli per primi – e a volte questa è la parte difficile”, ha dichiarato a Reuters Jay Stanley, un analista senior di ACLU.

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