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Tecnologia e innovazione sociale: un rapporto in crescita

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Negli ultimi anni lo sviluppo tecnologico ha iniziato a intrecciarsi con finalità sociali in maniera sempre più profonda. Sono diverse le novità che coinvolgono entrambi gli aspetti, come, ad esempio, la telemedicina che avvicina il medico al paziente, le piattaforme di crowdfunding civico che permettono di ristrutturare un parco giochi in un quartiere, gli algoritmi che riescono ad individuare in anticipo i bisogni energetici di un condominio solidale.

Non si parla più esclusivamente di avanzamenti dal punto di vista ingegneristico. Al centro della scena si trovano adesso la persona, la collettività e il benessere di tutti. La domanda che vale la pena porsi è semplice: in che modo l’innovazione digitale può aiutare chi lavora per un cambiamento concreto nella vita delle comunità?

La digitalizzazione al servizio del terzo settore

Le associazioni di volontariato, le cooperative sociali e le fondazioni benefiche, tutti enti che formano il terzo settore, gestiscono quotidianamente tantissimi dati: bilanci, elenchi di donatori, scadenze amministrative, progetti territoriali.

Fino a pochi anni fa queste informazioni venivano riportate su fogli di calcolo o su cartelle cartacee. Attualmente, tramite delle piattaforme cloud intuitive, l’operatore può verificare in qualsiasi momento lo stato di una campagna di raccolta fondi, capire quale team abbia bisogno di rinforzi sul campo e inviare report trasparenti ai sostenitori in poco tempo.

La trasformazione digitale assicura tre vantaggi immediati. Per prima cosa consente di ridurre le ore dedicate a compiti ripetitivi, liberando energie e tempo per azioni dal forte impatto sociale.

Poi aumenta la fiducia di donatori e beneficiari, che vedono dati aggiornati e facilmente verificabili. Inoltre, permette di misurare con precisione i risultati, grazie a indicatori visivi (come, ad esempio, i grafici) comprensibili anche a chi non ha competenze economiche avanzate.

Questo scenario appare roseo, ma non va dimenticato il tema della protezione dei dati personali. Un sistema di raccolta fondi online, per esempio, deve garantire cifratura, consenso informato e audit periodici sul codice. In assenza di queste garanzie, la stessa tecnologia che rende più semplice la partecipazione può trasformarsi in un pericolo per la privacy dei soggetti coinvolti.

Startup con benefici sociali: i modelli di business sostenibili

Nei distretti dell’innovazione, è facile imbattersi in team che progettano applicazioni per la gestione di diversi aspetti di un quartiere o sistemi di tele-assistenza per persone fragili. Si tratta di imprese giovani, guidate da founder convinti che la sostenibilità economica possa camminare insieme alla missione di interesse collettivo.

Il punto di forza si può trovare nella rapidità di sperimentazione, con prototipi che vengono sviluppati in poche settimane, test sul campo con gruppi di utenti, modifiche continue sulla base dei feedback ricevuti.

A sostenere percorsi di questo tipo intervengono spesso incubatori universitari e programmi pubblici di accelerazione, i quali forniscono capitale a lungo termine e collegamenti con reti internazionali.

Open data e partecipazione civica

Quando un Comune decide di pubblicare il tracciato degli autobus in formato aperto, apre la strada a un insieme di servizi che spaziano dagli avvisi in tempo reale sul ritardo di una corsa fino alla mappa accessibile. L’esperienza insegna che la trasparenza crea fiducia e la fiducia, a sua volta, alimenta la partecipazione.

Gli sviluppatori costruiscono rapidamente applicazioni che analizzano i dataset pubblici, mettono insieme informazioni su qualità dell’aria, traffico e parcheggi e restituiscono analisi utili sia al cittadino sia all’amministrazione.

Questo sistema funziona solo se si accompagnano la raccolta e la pubblicazione dei dati con interventi di alfabetizzazione digitale. In caso contrario, chi dispone degli strumenti per interpretare le tabelle ottiene un vantaggio, mentre fasce di popolazione più fragili rischiano di restare escluse.

Per evitare il divario è essenziale creare attività fisiche e virtuali (biblioteche di quartiere con sportelli digitali, webinar gratuiti, percorsi nelle scuole) in cui insegnare a “leggere” i dati e ad usarli per segnalazioni civiche fondate su evidenze oggettive.