Microsoft condannata a risarcire 650 dollari ad un utente per un aggiornamento a Windows 10 non voluto

La storia è decisamente curiosa e coinvolge Microsoft, il noto colosso dello sviluppo software con sede in Redmond. Si tratta di una vicenda che ha come perno centrale la richiesta di risarcimento perpetrata da un utente, che nello specifico, ha voluto manifestare il proprio dissenso in relazione ad un aggiornamento Windows 10 non richiesto. Il fatto ha risvolti ma, soprattutto, ragioni di fondo davvero interessanti e legate, in sostanza, al fatto che il nonno del ragazzo aveva acquisito una certa familiarità con i sistemi Windows 7, dopo essere passato faticosamente da Windows XP al nuovo OS.

In seguito al cambiamento forzoso indotto da Microsoft attraverso la sua politica di aggiornamento, il ragazzo è stato costretto a provvedere al ripristino del sistema alla sua condizione di origine, operando dunque un downgrade software per rendere agevole l’interazione al nonno, afflitto dalla malattia di Alzheimer. L’utente in questione ha scritto a Microsoft circa l’aggiornamento chiedendo un risarcimento cui si è venuti a conoscenza mediante una richiesta formale di ricorso, che ha visto inoltre una richiesta di donazione a favore della ricerca sull’Alzheimer.

Microsoft, dal canto suo, ha deciso di accettare a mani basse la richiesta, provvedendo ad inoltrare $650 al ragazzo, il quale ha poi rigirato con bonifico all’associazione di beneficenza Alz.org. C’è da ammettere, a ragion veduta, che Microsoft non si è proprio mostrata del tutto trasparente e rispettosa nella sua politica di aggiornamento, decisamente forzata a priori. Una situazione analoga a quella dello scorso giugno, quando la società ha subito una causa civile del valore di $10.000 richiesta da un agente immobiliare, che nell’occasione aveva lamentato una perdita di produttività e la necessità di acquistare un nuovo PC.

Dopo un primo incremento, di fatto, la crescita si è assestata e oggi sono appena il 25% i device che contano su windows 10, ovvero sia, circa 400 milioni, ben al di sotto della soglia del miliardo auspicata dall’azienda.

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