Ecco il materiale che auto-ripara le lesioni sullo smartphone

Secondo alcuni scienziati, il poliuretano supramolecolare potrebbe rappresentare il futuro della medicina, ma non solo. Grazie alle sue straordinarie proprietà di auto-rigenerazione, infatti, potrebbe trovare applicazione anche nel mondo dell’elettronica di consumo attraverso la realizzazione di smartphone e tablet con chassis creati attraverso l’integrazione di tale materiale dalle straordinarie proprietà fisico-chimiche. Scopriamolo.

Smartphone a prova di graffio grazie ad un nuovo materiale

L’Università di Reading ha accolto lo sviluppo di un nuovo materiale da parte di un’equipe di scienziati che hanno realizzato un prodotto in grado di ripararsi autonomamente se sottoposto a temperature prossime ai 37°C. Lo studio descrive un nuovo polimero, denominato poliuretano supramolecolare, che troverà certa applicazione in campo medico ma non solo. Infatti, tra le altre cose, si potrà beneficiare dell’uso di detto materiale anche nella realizzazione di futuri smartphone. Potremmo risolvere tutti i fastidi legati a graffi e segni d’urto sui nostri beneamati telefoni. Il materiale fluidifica come un liquido quando subisce un urto o viene raschiato e, nel giro di qualche ora, i materiali legano nuovamente tra loro rendendo omogenea la struttura divenendo solida come allo stato originario.

smartphone auto riparante
Particolare prima e dopo i graffi

Il materiale si auto-ripara alla temperatura del corpo umano e perciò adatto in campo medico principalmente. Ciò non vieta però di poter applicare tale ingegnerizzazione anche a livello elettronico su smartphone ed altri dispositivi realizzati in chassis e che per loro natura sono soggetti a graffi ed urti da impatto che ne pregiudicano l’estetica. Il materiale, tra l’altro non è tossico e ben si presterà per operazioni in campo chirurgico e in applicazioni alternative quali potrebbero essere, inoltre, le vernici per le carrozzerie delle automobili che potrebbero così auto-ripararsi solo esponendole ad un pò di calore. E voi cosa ne pensate di questa straordinaria scoperta? Lasciateci i vostri commenti.

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