Le app Android precaricate fanno tremare Google: in arrivo maxi-multa

La Commissione Europea punta il dito contro Google, in ragione delle app Android precaricate sui vari dispositivi mobile alimentati, per l’appunto, dal sistema operativo del gigante americano. Il commissario comunitario Margrethe Vestager non ha girato attorno all’argomento, rimarcando il presunto abuso di posizione dominante e di concorrenza sleale da parte del colosso di Mountain View, per il quale potrebbe adesso materializzarsi una pesante multa di 7,4 miliardi di euro sull’unghia od, in alternativa, una trattenuta pari al 10% delle entrate totalizzate da Google lungo tutto il 2015. L’annuncio arriva a quasi un anno esatto (15 aprile 2015, ndr) dall’apertura delle indagini sul brand americano da parte dell’Antitrust dell’Unione Europea: le carte esaminate sembrano andar verso questa direzione, e l’intervento di Vestager nel corso della recente conferenza ospitata dall’autorità olandese della concorrenza pare essere la riprova evidente.

Entro mercoledì dovrebbe prender forma la decisione sul caso e, per converso, la sanzione cui potrebbe incorrere Google. La Commissione Europea <<sta guardando da vicino l’operato della società di Mountain View e gli accordi intrapresi con aziende terze>>, tiene a rimarcare Vestager. Il fil rouge dell’Antitrust dell’Unione Europea parte dall’assunto delle varie app Android precaricate sull’affollato panorama di smartphone e tablet presenti sul mercato: applicativi rientranti tra le Google Apps (Gmail, Hangouts, Drive, Google Plus, Youtube e compagnia bella), innanzitutto, ma anche i servizi proprietari del brand americano.

I produttori, secondo il ragionamento della Commissione Europea, dovrebbero essere liberi di decidere quali applicativi installare sul proprio dispositivo. Eppure Google, imponendo alcuni accordi ai propri patners, si sarebbe assicurata il modo per <<tagliare fuori sul nascere tutte quelle nuove applicazioni che potrebbero raggiungere nuovi consumatori>>. In soldoni, Google sfrutterebbe il proprio sistema operativo (il primo per diffusione globale) per mantener salda la propria leadership su ambiti altri. O quanto meno è questa l’accusa sollevata dalla Commissione Europea contro le app Android preinstallate da Google. In attesa di capire se troverà effettivamente riscontro e se il pericolo maxi-multa possa materializzarsi.

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