Al vaglio sei server Apple per combattere l’FBI e difendere la privacy

Potrebbero esser in prosieguo inaugurati sei server Apple per proteggere gli iPhone e, più in generale, la privacy degli utenti. Specie se la controversia Apple vs FBI, avente ad oggetto la strage di San Bernardino, dovesse assumere connotati clamorosi e fortemente negativi per il colosso capitanato dall’Amministratore Delegato Tim Cook. La risposta a distanza di Apple all’ultima trovata del Dipartimento di Giustizia (sorretta dal probabile aiuto della società israeliana Cellebrite, specializzata in informatica forense) sarebbe dunque da ricercare nel tentativo di <<mettersi in proprio>> e sviluppare almeno sei progetti di infrastrutture di cloud, delle quali uno è conosciuto sotto l’appellativo di <<McQueen>>. A rivelarlo è una fonte in possesso del sito web The Informer, che offre alcuni dettagli su ciò che l’azienda californiana avrebbe in mente di realizzare nel lungo termine.

Secondo i bene informati, i server Apple sarebbero animati dall’intento di evitare qualsivoglia operazione di spionaggio, tali da metter in crisi la sicurezza degli utenti e, per converso, la loro privacy. Il colosso di Cupertino, a detta di The Informer, sospetta da tempo che i server ordinati ai fornitori tradizionali siano stati intercettati da terzi durante il processo di spedizione, affinché quest’ultimi possano poi compiere operazioni di manipolazione (di tipo hardware, tramite l’installazione di appositi chip, oppure a mezzo accorgimenti software) per accedere ai dati e rendere le infrastrutture potenzialmente insicure e vulnerabili. Apple avrebbe persino incaricato diverse persone di fotografare le schede madri ed ogni componente di ogni chip, così da esser sicura che non vi fossero manipolazioni alcune.

I server Apple <<fatti in casa>> avrebbero quindi il compito di scongiurare il pericolo ed innalzare ulteriormente la barriera di protezione verso i dati dei propri consumatori. Producendo in proprio le varie infrastrutture, l’azienda californiana sarebbe a conoscenza del loro corretto funzionamento e, per converso, sicura da infiltrazioni esterne. Le congetture di Apple sembrano comunque non esser poi così distanti dalla realtà, specie se facciamo riferimento allo scandalo <<Datagate>>: nel 2013, ad esempio, si venne a scoprire che la NSA (l’agenzia di sicurezza statunitense) era solita intercettare le spedizioni delle apparecchiature elettroniche delle persone tenute sotto controllo, modificandole con alcuni strumenti per lo spionaggio. Un campanello d’allarme di non poco rilievo per il colosso di Cupertino, pronto a mettersi in proprio.

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